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Franchi: un'anomalia nei popoli invasori di Enrico Pantalone
Fino a quasi tutto il VI secolo e
rispetto a tutti i popoli che invasero il territorio romano nessuno era così
lontano dal modo di concepire il potere come istituzione imperiale (o se vogliamo
dello stato) come i Franchi: essi infatti furono gli unici a mantenere un
proprio assetto istituzionale ed a seguire gli usi ed i costumi degli avi pur
se progressivamente vennero integrati anch'essi pur con tutte le eccezioni che
riuscirono a mantenere.
Il territorio dell'attuale Francia non era il piatto
preferito da questa popolazione, tant'è che anche quando riuscirono ad
acquisire i resti del regno Burgundo per esempio ed a diventare sovrani di quei
territori mentre in oriente governava Giustiniano, non ebbero modo
concretamente di guidare le sorti dell'intera regione gallica.
I Franchi, unici tra i barbari, concepivano il territorio
assoggettato a loro come patrimonio personale del monarca (da qui la famosa
applicazione della legge salica che garantiva la spartizione del territorio tra
gli eredi): quindi in buona sostanza abbiamo per la prima volta tra le
popolazioni che invasero il territorio "romano" un contro altare
abbastanza simile all'Imperatore e questo indubbiamente influirà pesantemente
qualche secolo dopo e permise loro di erigersi a restauratori della Renovatio
Imperii.
La romanizzazione socio-politica ad un
certo punto prese ad estrinsecarsi in maniera rapida è indubbio, oltre al
discorso legato alla Chiesa, citerei anche il fatto che i Franchi, unico fra i
popoli "barbari" assunse sin dall'inizio un assetto militare
decisamente difensivo, cioè per almeno due secoli dimenticò chi era al di là
del Reno settentrionale, attuando in sostanza la stessa politica romana degli
ultimi secoli di bonario contenimento..
E come i romani dei tempi d'oro, essi prepararono la loro
macchina bellica con cura e con estrema attenzione tanto da diventare nel giro
di un paio di secoli pressoché imbattibili.
Interessante anche il passaggio dei
Franchi al cattolicesimo, effettuato in maniera del tutto diversa dagli altri
popoli barbarici.
Chlodovech che non aveva molti
interessi rispetto alle credenze decise ispo facto di passare direttamente al
cristianesimo cattolico, con tutta la sua gente ovviamente, intorno alla fine
del V secolo, probabilmente non sapendo come tale atto gettò le basi per una
costruzione imponente politico-religiosa futura nel segno della continuità
romana.
Sicuramente egli scelse il
cattolicesimo in primo luogo per l’impostazione data in politica estera che non
prevedeva espansione ad est, ma rinforzo delle frontiere al di là delle quali
si trovavano le popolazioni germaniche ariane, quindi il legarsi alla Chiesa
della capitale era doppiamente conveniente, dava sicurezza ai suoi numerosi sudditi
romani d’essere trattati alla stessa maniera dei Franchi e nel contempo dava
sicurezza ai Franchi d’avere un prezioso alleato da punto di vista politico ed
ideologico nelle dispute che sicuramente ci sarebbero state da lì a pochi
decenni: ed i fatti diedero ragione ai re merovingi.
Se v’era un popolo barbaro che aveva
compreso realmente l’essenza della romanità in tutti i suoi meandri questo era
proprio quello franco, Carlo Magno non farà altro che raccogliere i frutti dei
semi piantati qualche secolo prima.
Un’altra caratteristica peculiare fu
l’insediamento lento nel territorio, non ci furono, come per altre genie
barbare un sistema atavico basato sulla violenza e sulla rapina, di spedizioni
spettacolari, fruttuose quanto deleterie sotto il punto di vista della
socializzazione.
Qui siamo di fronte indubbiamente al
popolo germanico probabilmente più evoluto nella concezione della comunità e
delle sue istituzioni, cosa che non poteva non avere riflessi sull’intera area
che essi andarono a popolare e che diligentemente mantennero in un’orbita
“romana” pur conservando i propri usi e costumi per molto tempo.
La fusione tra popolo gallico (e di
conseguenza quello romano che ne condivideva finalità e strutture nella zona) e
quello franco avvenne in maniera lineare, con tempi e metodi particolarmente
lunghi, ma soprattutto non violenti ed in breve quella terra che già aveva
risentito molto meno rispetto a quello italico della disastrosa economia di
guerra divenne senz’altro un territorio per tutti quelli che l’abitavano,
qualsiasi etnia o civiltà appartennero.